Maratona Contemporanea – Teatro La Fenice 2015/CSDCA

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8 luglio 2015

Su richiesta del M° Claudio Ambrosini, compositore, direttore e fondatore dell’Ex Novo Ensemble, tre compositori armeni dell’ultima generazione partecipano grazie alla collaborazione del Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena di Venezia, alla Maratona Contemporanea che vede quaranta compositori selezionati provenienti da tutto il bacino del Mediterraneo. Le opere sono state commissionate dal Teatro La Fenice per il festival estivo “Lo Spirito della Musica” di cui una giornata è dedicata ogni anno alla musica contemporanea. Quest’anno il tema scelto è stato il dialogo fra le culture ed è dedicato alla novantesima della nascita di Luciano Berio. I tre compositori armeni sono Artur Avanesov, Michel Petrossian e Vache Sharafyan.

Upon request of composer Claudio Ambrosini (founder and head of Ex Novo Ensemble) and through the Studies and Documentation Centre of Armenian Culture of Venice, three young Armenian composers are participating with exclusively commissioned works to this year’s edition of Contemporary Marathon, among forty selected composers coming from different Mediterranean countries. Contemporary Marathon is part of a yearly organized summer festival called The Spirit of Venetian Music, promoted by Gran Teatro La fenice of Venice. The current edition’s topic is the Dialogue between cultures / Venice, Gateway of the East, and celebrates the 90th birth anniversary of Luciano Berio. The three Armenian last generation selected composers are: Artur Avanesov, Michel Petrossian and Vache Sharafyan.


Testi tratti dal programma di sala:

Maratona contemporanea | Per Luciano Berio nel novantesimo anniversario della nascita

La Maratona contemporanea, giunta alla sua terza edizione, è ormai un appuntamento fisso del festival “Lo spirito della musica di Venezia”. Fin dall’inizio abbiamo scelto un grande maestro veneziano che fungesse da “stella polare”: nel 2013 è stato Bruno Maderna, nel 2014 Luigi Nono. Quest’anno ricordiamo il novantesimo anniversario della nascita di Luciano Berio, ligure ma che con la città lagunare ha avuto intensi rapporti. Partendo dall’idea di Venezia come “porta d’Oriente”, e tenendo anche presente l’esempio di Berio che in alcuni lavori, come i Folk Songs, si era rapportato ad altre musiche insieme alla dirigenza del Teatro La Fenice abbiamo scelto come tema il Mediterraneo, come spazio d’incontro e di scambio tra culture. Abbiamo quindi riservato la metà del totale – è prevista come al solito una quarantina di prime assolute – ad autori provenienti da Paesi la cui collocazione traccia una cornice virtuale attorno all’Italia: dalla Svizzera all’Albania, dalla Grecia all’Armenia, dall’Iran a Israele e così via. E poi, “dirimpetto”, i compositori italiani, scelti immaginando un percorso che, partendo da Trieste, segua le coste adriatiche e poi quelle ionie e quelle tirreniche. Questa nuova Maratona rappresenta dunque un momento unico di confronto tra linguaggi, stili, tecniche, mondi sonori. Confronto che non avverrà solo all’atto del concerto, ma anche in una tavola rotonda che, il giorno dopo, permetterà a partecipanti di dialogare fra loro.

Claudio Ambrosini 


Vache Sharafyan (Erevan, Armenia, 11 febbraio 1966)

Mit der Stimme | In memoria di Luciano Berio e Cathy Berberian | per soprano e pianoforte

Berio fa spesso riferimento alle poesie di Paul Celan, che è anche uno dei miei poeti preferiti. Ho trovato dunque assai interessante comporre un pezzo basato sulla poesia di Celan, e per il soprano mi sono ispirato a una delle cantanti da me più amate, Cathy Berberian. Quest’idea mi ha dato la bella opportunità di scrivere un brano “Mit der Stimme der Feldmaus…” [“con la voce del topo di campagna”] e di dedicare il mio brano alla meravigliosa coppia Berberian-Berio. Attraverso la mia interpretazione e il mio linguaggio musicale questa straordinaria poesia di Celan si svela nella sua bellezza nascosta.

Mit der Stimme | for soprano and piano, in memory of Luciano Berio and Cathy Berberian

Lucia Berio frequently refers to the poems by Paul Celan who is also one of my favorite poets and I just found it very interesting to write a pieces based on Celan’s poetry and for soprano referring to the one of my beloved singers Cathy Berberian. Such idea gives me a nice opportunity to write a music “Mit der Stimme der Feldmaus…” and to dedicate my piece to a wonderful couple Berberian – Berio and through a unique poetry of Celan opening its hidden beauty through my own musical language interpretation…


Artur Avanesov (Mosca, 9 dicembre 1980)

… ‘t Will Surely Be the End of Me | per voce, flauto, clarinetto, violin, violoncello e pianoforte

Il brano si basa sul motivo popolare americano Black Is the Color, usato da Luciano Berio nel pezzo d’apertura dei suoi Folk Songs. Ho provato a proporre una nuova prospettiva sovrapponendovi due strati indipendenti ispirati al folclore: il primo derivante dal motivo sopracitato, l’altro basato sul folclore armeno o più in generale mediorientale. Nel suo progredire, la strumentazione fa riferimento a un altro brano di Berio, cioè O King. In aggiunta, ho voluto mantenere lo stato d’animo generale trasmesso dalle parole della canzone americana (anche se “disperse” nel mio pezzo): ammirazione, amore ansioso e incondizionato.

The piece is based upon the American folk tune “Black Is the Color” used by Luciano Berio as the opening piece of his “Folk Songs”. I tried to offer a new perspective by superimposing two independent folklore-inspired layers: one stemming from the above-mentioned tune, and another one based on the Armenian, or generally Middle Eastern folklore. In its turn, the instrumentation of the piece makes a reference to yet another work by Berio, and namely his “O King”. In addition, my intention was to maintain the general mood conveyed by the lyrics of the American song (though “scattered” in my piece): admiration, longing and unconditional love.


Michel Petrossian  (Erevan, Armenia, 2 dicembre 1973)

Vaghe Stelle | per flauto, violoncello e pianoforte

L’idea di usare canzoni popolari, sulla scia di Berio – come menzionato nel commissionare la composizioni – si è rivelata per me molto allettante, dato che negli ultimi tempi sono stato ossessionato da una melodia che è stata recentemente resa nota dal jazzman Tigran Hamasyan nel suo disco Mockroot (il titolo è Kars). Un frammento di questa canzone popolare compare alle battute 2-4 nella mano destra del pianoforte. Ho inserito anche una breve e riconoscibile frase derivata dalla più famosa melodia armena, Krounk [La gru] (battuta 5, in corrispondenza delle terzine del violoncello) – naturalmente ogni cosa è trasfigurata! – e c’è un gruppo di motivi e linee melodiche tipiche della mia musica, una sorta di movimento melodico continuo che riutilizza le due fonti citate. Questa continuità melodica genera tessiture, polifonia, strutture, colori armonici, e fa risplendere alcuni aspetti dei motivi melodici come una scintilla di distanti oggetti celesti. La melodia di Kars è proposta in conclusione, come una specie di paradossale incipit finale (una sorta di recapitualtio). Mi sto interrogando sulle dinamiche della memoria uditiva: cosa è in grado di ricostruire nella mente degli ascoltatori questa ripresa finale? E cosa questa stessa ripresa renderà in seguito riconoscibile nel brano? Il meraviglioso incipit leopardiano evoca efficacemente l’atmosfera del pezzo, e attira grazie al potere evocativo di qualcosa di facilmente riconoscibile.

The idea of the using Folksongs, in the wake of Berio, that Claudio Ambrosini mentioned revealed itself quite appealing to me, as I was recently obsessed by a melody which has been made well known recently by the jazzman Tigran Hamasyan, on his CD Mockroot (the title is Kars). A fragment of this folksong appears in the b.2-4 in the piano’s right hand. There is also a small recognizable phrase issued from the most famous Armenian melody, “Krounk” (The crane) (b.5, triplets of the Cello) – of course everything is transfigured! – and there is a bunch of motives and melodic lines of my own, a sort of continuous melodic movement which also re-employs those two sources. This melodic continuity generates textures, polyphony, structures, harmonic colours, and it “makes shine” some aspects of the melodic motives as a Scintille of some distant celestial objects… The “Kars” melody is given in the end, as a sort of paradoxical final “incipit” (a sort of ‘recapitulatio’) – I’m wondering about the work of the auditive memory : what will this final exposition reconstruct in the mind of the auditors, and what it will turn recognizable in the piece afterwards? The beautiful Leopardi’s incipit captures well the whole atmosphere of the piece, and reengages with the evocative power of something well recognizable…


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